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Monumenti, Statue e Chiese da vedere a Retorbido e frazioni

LA STATUA DI BERTOLDO

Del maestro Piero LEDDI

LA STATUA DI BERTOLDO del maestro Piero Leddi, inaugurata nel 2009, raffigurante l'astuto contadin villano in groppa al proprio mulo è situata al centro di Piazza Roma.

Una delle opere dedicate alla famosa novella seicentesca del Giulio Cesare Croce “Le sottilissime astutie di Bertoldo” .

 

Un tuffo nella Storia

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è la raccolta di tre popolarissimi racconti (Le sottilissime astutie di Bertoldo, Le piacevoli et ridicolose simplicità di Bertoldino e Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino), i primi due scritti da Giulio Cesare Croce e l'ultimo da Adriano Banchieri, pubblicata per la prima volta nel 1620. I racconti riprendono e rielaborano novelle antichissime, in particolare la medievale Disputa di Salomone con Marcolfo.
Nel Bertoldo si narra dell'immaginaria corte di re Alboino a Verona e delle furberie di Bertoldo, contadino rozzo di modi, ma di mente acuta, che finisce per diventare consigliere del re. Bertoldo è affiancato nelle sue imprese dalla scaltra moglie Marcolfa e dal figlio sciocco Bertoldino.
Nel racconto di Banchieri il protagonista è invece lo stolto Cacasenno, figlio di Bertoldino, il quale crescendo ha messo un po' di giudizio.Principio narrativo comune ai racconti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è la contrapposizione tra la vita semplice dei contadini e quella artificiosa e vana dei cortigiani. 'Bertoldo' è passato poi a indicare, per antonomasia, il contadino rozzo, ma saggio e dotato di senso pratico.La contrapposizione tra i due mondi è evidenziata dalla morte di Bertoldo. Il re Alboino era così ammirato dall'ingegno del contadino da volerlo sempre accanto a sé, pertanto gli impose di vivere a corte. Questa vita non era adatta a Bertoldo, che aspirava a tornare a zappare la terra e a mangiare i cibi semplici a cui era abituato (soprattutto rape e fagioli). Il re non comprese le motivazioni di Bertoldo, che finì per ammalarsi e morire a causa della vita di corte.Solo allora re Alboino comprese il suo errore, ma per Bertoldo non c'era niente da fare, così comandò che sulla tomba di Bertoldo fosse impresso il seguente epitaffio scritto in caratteri d'oro.
"In questa tomba tenebrosa e oscura,
Giace un villan di sì deforme aspetto,
Che più d'orso che d'uomo avea figura,
Ma di tant' alto e nobil'intelletto,
Che stupir fece il Mondo e la Natura.
Mentr' egli visse, fu Bertoldo detto,
Fu grato al Re, morì con aspri duoli
Per non poter mangiar rape e fagiuoli".
La statua di Bertoldo in piazza a RetorbidoLa statua di Bertoldo in piazza a Retorbido

Se vuoi approfondire

I protagonisti della storia

L' Autore

PIERO LEDDI

È nato a San Sebastiano Curone (AL), nel 1930. Dal padre falegname e da altri parenti artigiani ha appreso le tecniche di lavorazione dei materiali, mentre il rapporto con la terra e l’esperienza della cascina sono legati alla famiglia materna, di agricoltori. Nel dopoguerra si trasferisce a Tortona. Per l’accostamento alla pittura, determinante è il confronto con il pittore tortonese Mario Patri, nella seconda metà degli anni Quaranta.

A Milano si stabilisce nel 1951 e per vari anni si dedica all’attività di grafico pubblicitario, sperimen­tando contemporaneamente i propri mezzi espressivi ed entrando in contatto con artisti coetanei nell’am­biente di Brera.Nel 1958 tiene a Tortona la prima personale, cui ne seguono fino ad oggi oltre ottanta. Circa centotrenta le collettive nelle quali si registra la sua partecipa­zione. Al centro della sua pittura si pone sin dall’inizio l’incontro con la città: interni di auto, discussioni degli intellettuali, famiglie nella quotidianità della vita urbana. Accanto a questo tema, parallelo e ricorrente, il ripensamento del mondo agricolo arcaico e della sua fine. Figura simbolo ditale mutazione irreversibile diventa nella sua pittura Fausto Coppi, eroe di un’epopea contadina, protagonista di numerose opere, esposte tra l’altro in una mostra alla Galleria La Nuova Pesa di Roma nel 1966.

Alla fine degli anni Sessanta, l’avvio di un’ampia ricerca sulle strutture delle Teste segua l’accpiisizione di nuovi strumenti formali, mentre nel corso degli anni Settanta il confronto con la grande tradizione lombarda arricchisce la pittura di Leddi di spunti allegorici e metaforici, che si rintraeciano nei quadri legati al motivo della peste. Ad essi si affiancano raffigurazioni di esodi, come Il Carro di Milano (1973-74), o lavori dedicati all’argomento della festa, sino alla Festa sul Ticino (1978). Nella fase successiva, i paesaggi urbani ricorrono nelle opere che hanno per oggetto il parco Sempione. La riconsiderazione del rapporto col passato si traduce invece in un vasto ciclo sulla Rivoluzione francese, esposto nel 1989 al Castello Sforzesco di Milano in occasione del bicen­tenario.

Negli anni recenti, accanto al mai interrotto interesse per la città, che si esprime nella mostra dedicata a Milano allestita al Museo della Permanente nel 1995, si segnala una ripresa sistematica e appro­fondita del tema del corpo, che vede l’artista impegnato nel tentativo di rappresentare in modi sempre diversi l’anatomia umana, l’interno-esterno, il rapporto uomo­natura in tutte le chiavi possibili, tragiche e sentimentali.

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